Questa sarà una recensione molto diversa dal solito. Perché questo qui, cari miei sette lettori, è un videogame diverso dal solito.
Ma non lo è perché riesce a prendere un dato genere di gioco e metterci delle proprie cose per renderlo originale, non lo è per aver pensato ad un'impostazione grafica particolare. No. Jazzpunk è diverso dal solito perché è cosi, è quasi un "non videogame" per quanto è diverso dalla media dei videogame in commercio. E ne sono rimasto davvero stupito, non credo di aver mai provato qualcosa del genere in tutta la mia vita. E' una sensazione che è difficile da spiegare, sono emozioni che vanno vissute. Ed ecco perché la recensione intera è impostata in modo completamente diverso dal solito.
Dopo un'introduzione psichedelica e confusionaria (come gran parte del gioco intero, del resto), ci troviamo presto al centro dell'impostazione "seria" del videogame e quindi a scoprire quello che è il nostro compito: svolgere delle particolari missioni di spionaggio per conto del Direttore.
Ma questo è solo l'inizio e anzi, è paradossalmente il solo contorno del videogame: per come è stato pensato Jazzpunk, seguire la storia non porta quasi a nulla di concreto e rischia di lasciare poco al videogiocatore: la "trama" e le missioni fanno solo da cornice a tutta una serie di situazioni grottesche, ad un mondo infarcito di gag tutte da scoprire.
Ad ogni passo c'è qualcosa di assurdo, a partite dalla scatola che troveremo all'inizio, che "vuole essere lasciata da sola perché è solo una scatola" fino a scoprire tutte le altre battute comiche grazie all'interazione con gli oggetti e i personaggi presenti nei vari mondi di gioco. La vera sfida che propone Jazzpunk probabilmente è proprio questa: far scoprire agli appassionati tutti i segreti, e far fare evidentemente grasse risate per le situazioni che vivremo, in un tripudio di nonsense che accompagna dall'inizio fino agli ultimi minuti dell'avventura, persino fino ai titoli di coda.
Si potrebbero fare un sacco di esempi in merito, ma sarebbe preferibile scoprirli da soli. Il bello è proprio questo, il bello è proprio viverli direttamente, aiutati da una visuale in prima persona efficace e che ci fa immedesimare ed immergere ancora di più.
Un'Esperienza di gioco surreale, incredibile, piena di momenti particolari e di frasi del tipo "Ma cosa sto vedendo?" Un'Esperienza che può durare 30-60 minuti fino a 5-6 ore, ma non per una questione legata alla difficoltà, praticamente assente in realtà. Tutto dipenderà da come approccerete il videogame: se volete vedere giusto "come va a finire", porterete a casa il finale davvero dopo poco tempo, ma se vi incaponite a scoprire proprio tutti gli easter egg, le gag, i tanti mini giochi e magari guadagnare nel frattempo un prezioso Platino nella vostra luccicante collezione di Trofei, Jazzpunk vi porterà decisamente del tempo in più. Non proprio tantissimo in realtà, soprattutto se paragonato alla durata media di un videogame... ma immaginatela in questo modo: al prezzo di acquisto di Jazzpunk potete guardare un paio di film al cinema, e non è affatto detto che riescano ad intrattenervi e soprattutto a farvi ridere come questo "gioco/non gioco".
Tecnicamente si potrebbe anche tralasciare ogni genere di analisi , perché in un prodotto del genere è davvero l'aspetto meno importante di tutti. Ma è anche vero che l'occhio vuole la sua parte, altrimenti saremmo ancora tutti a giocare a PONG o simili, con tutto il DOVEROSISSIMO rispetto necessario.
Visivamente, Jazzpunk è colorato e ha uno stile tutto suo, inconfondibile e che sarà sicuramente ricordato negli anni a venire. I personaggi sono delle sagome (in tutti i sensi...) senza arti, e in generale sembra di vivere dentro un cartone animato. Come dettaglio siamo messi maluccio in verità, ma se non altro il gioco gira davvero in modo molto fluido e senza alcun tipo di problema tecnico, risultando complessivamente gradevole alla vista e con il pad in mano, soprattutto. Basta non avvicinarsi troppo alle strutture...
Diverso discorso per quanto riguarda l'audio: gli effetti sono assolutamente coerenti al contesto, peti in primis, la colonna sonora invece è a tratti un po fastidiosa, anche se probabilmente è una questione di gusti personali. Quello che è certo, è che ha una sua importanza, e si fa sentire
Riassumere Jazzpunk in poche righe? Diversamente dal solito, voglio farlo con quello che ho provato personalmente, durante la mia piccola partita. Per un paio di volte ho dovuto fare una pausa per riprendermi dalla quantità e dalla densità delle gag inserite del gioco, e svariate volte ho posato il pad in preda a crisi di riso. A volte ho davvero pensato "non ce la posso fare" ma alla fine la curiosità di vedere il finale e soprattutto tutte le sorprese che la software house Necrophone Games ha riservato nel prodotto, ha prevalso su tutto il resto: nel mio personale caso Jazzpunk è durato poco, è vero, ma semplicemente perché il tempo in sua compagnia è volato.
Un parere distaccato? Acquistarlo a prezzo pieno è oggettivamente difficile da consigliare, ma non tanto per il suo valore: Jazzpunk rischia di far rimanere l'amaro in bocca per una longevità potenzialmente scarsa e per tutta una serie di fattori prettamente videloudici che possono far storcere il naso e anche qualcos'altro. Ma se conoscete benino l'inglese, volete passare qualche ora in assoluta spensieratezza e farvi otto risate usando un DualShock 4 e senza particolari pressioni addosso, questo gioco va preso senza discussioni.
Cosa piace:
- Gag, sorprese, easter egg, mini giochi, citazioni praticamente ad ogni singolo passo
- E' come essere protagonisti di un film comico.
- Aspetto visivo gradevole, coerente e simpatico...
Cosa non piace:
- ...anche se tecnicamente, bisogna ammetterlo, non è il massimo
- Musica a tratti un po troppo invadente
- Se non lo si prende nel modo giusto, rischia di durare pochissimo